ARSPAT -  Associazione per il restauro del paesaggio e del territorio
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L’individuazione e la riparazione del danno ambientale, paesaggistico e territoriale è un’attività professionale che necessita di molteplici contributi disciplinari.
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RACCOMANDAZIONE DI CORTONA SUL RESTAURO DEL PAESAGGIO E IDENTITA’ CULTURALE

I partecipanti al gruppo di lavoro sui metodi di analisi, problemi di definizione e articolazione dei rapporti regione/provincia/comune ravvedono l’urgenza e la necessità di trasferire i concetti fondamentali già acquisiti e caratterizzanti l’Associazione, quali l’utilizzo della cultura del restauro in ambito territoriale ed il bisogno di ricostituire l’unitarietà stessa del territorio mediante il superamento degli approcci settoriali, nella definizione di una vera e propria politica di tutela del paesaggio che sia espressione di una specifica disciplina di studio supportata da adeguate e mirate tecniche di lavoro. In particolare si sente l’esigenza di sensibilizzare l’intera società sul concetto di paesaggio inteso come processo evolutivo del territorio. A tal fine l’ analisi paesaggistica si deve configurare come strumento di lettura storico critica che consente di individuare le peculiarità intrinseche che identificano ogni realtà e quindi come strumento di rilievo di contesto indispensabile per ogni azione di trasformazione. L’associazione, a nostro giudizio, può e deve quindi assumere un ruolo centrale nel diffondere la consapevolezza che ogni paesaggio ha un’origine strutturale e non estetica legata ad eventi storici sociali ed economici precisi che fanno di ogni paesaggio un paesaggio culturale e non un’entità effimera.
Non ha dunque senso pensare ad una politica di tutela che si possa applicare “a pelle di leopardo” solo sui pochi siti di eccellenza lasciando il resto del territorio alla logica ed alla cultura del mercato. La convenzione europea chiarisce in modo esemplare la necessità di perseguire su tutto il territorio un obiettivo di qualità paesaggistica che affianchi, accanto alla tutela dei paesaggi storici e gli ambiti di rilievo naturalistico, anche la necessità di riqualificare i paesaggi degradati facendo della qualità dei paesaggi l’indicatore della qualità della vita. E’ quindi con preoccupazione che si assiste alla fuorviante, se non strumentale, riproposta di una tutela del paesaggio che non si radica nella più ampia politica di pianificazione territoriale e che corrisponde ad una concezione politica della tutela che finisce per isolare gli operatori e le categorie professionali creando rotture e difficoltà di rapporto tra stato e regioni anziché costituire un elemento di aggregazione e di forza.
Siamo convinti che la paesaggistica, intesa come disciplina di studio dei paesaggi, sia lo strumento prioritario ed indispensabile per una compiuta conoscenza del territorio e, in quanto tale, debba costituire la parte preliminare della stessa urbanistica. A tal fine si propone di affiancare, anzi di far precedere all’analisi sistemica territoriale tradizionale, la tecnica di analisi della stratificazione paesaggistica che indica in modo sintetico la permanenza di paesaggi diacronici ed il rapporto tra spazi aperti e spazi chiusi, sempre entrambi presenti nella cultura paesaggistica.
L’analisi dei paesaggi culturali si pone così come tecnica di studio che integri la componente ecologica nelle varie fasi di analisi ambientale non solo nell’opera di pianificazione del territorio ma anche nelle varie fasi di valutazione. Da qui anche la proposta di adottare un lessico comune e condiviso che riconosca il distinto significato del termine paesaggio rispetto al più generico uso delle definizioni di ambiente e territorio.

Cortona 29 aprile 2006