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Nonostante le più recenti norme
europee ed il nostro codice dei beni culturali riconoscano il paesaggio
come patrimonio universale di civiltà e la sua tutela una necessità
primaria per una società evoluta non si riesce comunque ad
impedire il perpetrarsi di uno scempio paesaggistico che sta continuando
a distruggere le nostre città, le nostre campagne e le nostre
coste ad un ritmo apparentemente inarrestabile. Perché negli
ultimi 50 anni siamo stati in grado di costruire solo periferie e
non più citta’? Perché oggi sappiamo solo distruggere
i paesaggi senza sapere più come si valorizzano? Perché
tutti riconoscono la bellezza ed il valore culturale solo dei paesaggi
del passato? E’ possibile o no ricostruire tra uomo e natura
lo stesso equilibrio che esisteva nel passato? Dare risposte credibili
a queste domande per capire cosa dobbiamo fare rappresenta ormai un’urgenza
assoluta e prioritaria. C’è bisogno di passare dalle
parole ai fatti e quindi di fare chiarezza una volta per tutte sul
significato stesso di una reale politica paesaggistica, di definire
le tecniche di analisi e di valutazione dei luoghi, di trovare strumenti
adeguati e strategie specifiche e di pensare strutture nuove che siano
finalmente capaci di assicurare un’efficace azione di tutela
o di riqualificazione dei paesaggi, le sole che forse possono davvero
garantire un effettivo miglioramento della qualità della vita.
Si mira a fare del convegno di Pisa non solo un’occasione per
fare il punto della situazione in merito alle numerose e significative
esperienze attivate ma anche per cercare di gettare le basi di una
vera e propria disciplina paesaggistica, con proprie tecniche e metodi
definiti, che si possa applicare all’intero territorio per ricomporre
un corretto rapporto tra ambiente ed economia, tra potere e cultura,
tra passato e futuro. |
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